Anche noi nel deserto, col terribile dubbio...
Esse stanno alla soglia del suo ministero pubblico perché sono in qualche modo l’anticipazione delle numerose contraddizioni che Gesù dovette affrontare nel suo itinerario, fino all’ultima grande e più violenta tentazione: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce!” (Mt 27,40). In esse è rivelata l’autenticità dell’umanità di Cristo che, in completa solidarietà con l’uomo, subisce tutti gli attacchi con cui il Nemico cerca di distoglierlo dalla sua completa obbedienza al Padre.
“Cristo è tentato dal demonio! Ma in Cristo sei tu che sei tentato” diceva Sant’Agostino.
Sì: le tentazioni stanno anche all’inizio del nostro cammino penitenziale, perché esse sono il simbolo di tutta la nostra fatica non solo ad essere dei cristiani autentici, ma anche ad essere degli autentici esseri umani, così come Dio ci ha pensati e ci ha fatti.
Ogni volta che sperimentiamo il nostro peccato, ci rendiamo conto che esso non nasce da nessun’altra ragione se non da questo dubbio: “Sei veramente figlio di Dio?”.
Da questo stesso dubbio tremendo è nato il peccato Originale di Adamo: non credere che Dio sia davvero mio Padre e mi tratti davvero come un figlio, il pensare che Dio sia un padrone geloso delle sue cose e non mi faccia partecipe di quanto mi spetta di diritto (riascolteremo a quale deriva conduce questo pensiero nella quarta domenica di questa Quaresima, attraverso la parabola del figliol prodigo e del Padre Misericordioso).
Siamo chiamati allora, attraverso l’itinerario liturgico di questa Quaresima, a ripercorrere un cammino battesimale e penitenziale per riscoprirci davvero figli di Dio. Non sarà la nostra bravura a farci capire di essere figli, ma l’esperienza dell’Amore di Dio che ci precede. Lui ci ama da sempre, prima della nostra conversione:
“Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rom 5,8).