Dio è nato per morire
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:« Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?» …Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: “Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina”. I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte. (Gv 12,1-16 passim)
Che stridore di immagini in questa domenica degli ulivi! Un re e... un asino. Gente che acclama un re e... un uomo che va a morire. Grida di gioia e benedizione oggi, ma tra pochi giorni solo urla di rabbia e maledizione. È la contraddizione eterna che attraversa il nostro mondo e il nostro cuore. Una contraddizione che solo Dio può sopportare e fare sua, abbracciandola. Si compie in questi giorni decisivi il progetto d’Incarnazione di Dio. Per diventare davvero uno di noi non bastava davvero che Dio si facesse scaldare dall’alito di un asino: doveva pure salirci sopra prima o poi. Non Gli bastava cominciare la propria vita adagiato in una mangiatoia di legno dentro una grotta: doveva pure finire la sua vita inchiodato su un pezzo di legno (la croce) e poi rinchiuso dentro una grotta (il sepolcro).
Dio è venuto al mondo proprio per questo. Dio è nato per morire.
Per questo il suo viaggio è quasi al termine. È difficile intravedere qui il significato della sua vita, anche per noi che ne conosciamo già l’esito e il seguito… Ci verrebbe da chiedere, con lo stesso stupore di Giuda di fronte al gesto di unzione di Maria verso Gesù: «Perché tutto questo spreco?». Sì, perché una vita che sta per finire così sembra sprecata... ci verrebbe la tentazione di dire: «Signore, fermati fintanto che sei in tempo!», o come Pietro: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai!» (Mt 16,22).
Ma ancora una volta Lui ci invita a seguirlo fino al Cenacolo, dove ci dirà che è donando che si riceve; fino al Calvario, dove ci mostrerà che è morendo che si risuscita a vita eterna (cfr San Francesco, Preghiera Semplice).