Il tempo è tutto uguale, se non ti aspetti niente
Inizia il tempo di Avvento, e – con esso – un nuovo anno liturgico. Ma da cosa si capisce che è un tempo diverso, speciale? Basta che ce lo dica il calendario? La televisione? Il prete? È sufficiente che ci siano luci e alberelli illuminati in giro?
Non so… a me – a volte – tutte queste cose esteriori mettono tanta tristezza, perché non dicono niente: una volta tornati in casa e chiusa la porta è ancora tutto come prima. Ci sono i soliti problemi e le preoccupazioni di sempre, anzi, forse qualcuna in più! Oggi il tempo sembra anestetizzato, tanto da meravigliarsi che passi così alla svelta da non rendersene conto oppure così lento da pesarci sul cuore. Il tempo trova il suo vero significato solo quando mi aspetto qualcosa, quando attendo. Benedetto XVI, l’anno scorso, all’inizio dell’Avvento diceva che «attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo. Pensiamo all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono… Si potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza… la nostra ‘statura’ morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo. Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: “io, che cosa attendo? A che cosa è proteso il mio cuore?” E questa stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le nostre aspirazioni?».
Ma l’attesa, tanto è naturale, tanto va educata e – a volte – perfino suscitata. Ecco perché i cristiani, attraverso i ritmi dell’anno liturgico, si fanno provocare a rileggere il loro tempo come un desiderio profondo che si compia il progetto partito dal cuore stesso di Dio: portarci tutti nel Suo Regno. Noi, cristiani di Laxolo, concretamente, cosa possiamo fare per accendere e tenere viva in noi questa attesa?
Ci saranno proposte concrete per dare un segno e un sapore diverso a questo tempo di Avvento: si tratta di coglierle e non lasciarsele sfuggire. Quali? La catechesi degli adulti che inizieremo il venerdì sera, la preghiera quotidiana in famiglia (col libretto distribuito ai ragazzi del catechismo), le proposte vicariali, i Sacramenti (in particolare la Confessione), la festa patronale di Nostra Signora del Sacro Cuore, l’attenzione più marcata alla carità, il processo di formazione del Consiglio Pastorale… tutto questo però non vogliamo viverlo come un di più che appesantisce, ma come un’occasione per svuotarci del superfluo e riempirci dell’essenziale, davvero! Per questo: Buon Avvento, cioè, buona attesa a tutti!